La Spezia dal 16 al 20 luglio 2019
Tada Hiroshi Sensei 9°Dan
IL KINORENMA
Tecniche studiate:
• tecniche di respirazione e incremento dell’energia (kokyu, pranayama);
• tecniche di concentrazione (dharana);
• apertura dei centri sottili (tanden, chakra);
• controllo dei 5 sensi (pratyahara);
• meditazione (anjodaza).
Il kinorenma è
una pratica introdotta dal M° Hiroshi Tada (IX Dan Aikikai d’italia)
complementare all’aikido. Tradotto letteralmente significa: “forgiare la
propria energia vitale”.
Ki-no-renma è
un termine composto formato da due termini: Ki = energia vitale e Renma =
coltivazione, incremento, perfezionamento. La cui traduzione è:
“incremento dell’energia vitale”.
Il termine renma è usato in Giappone per indicare l’operazione di
costante e strenuo perfezionamento delle proprie attitudini. Una pratica
che coinvolge mente, spirito e corpo.
Probabilmente la sua etimologia è collegabile all’arte della forgiatura
della spada che, nell’antico Giappone prevedeva la ripetizione
incessante della stessa operazione di battitura del ferro grezzo.
Il fonema ki (prana in sanscrito, ch’i in cinese) rappresenta l’energia vitale che sottostà al metabolismo, alla sopravvivenza e all’espressione mentale, emotiva e spirituale dell’essere umano. In giapponese il kangi(ideogramma) Ki viene rappresentato come una pentola a pressione posta su un focolare; questa immagine restituisce il senso intrinseco e sottile dell’energia vitale vista dai giapponesi: un elemento invisibile ed al contempo preponderante, potente, pronto ad esplodere e rendersi motore dell’individuo e quindi della collettività.
Il ki quindi, risulta essere il soggetto della dinamicità della vita, una sorta di linfa vitale che sostiene e alimenta le nostre azioni quotidiane, da coltivare, ascoltare ed imparare a gestire.
Il fonema ki (prana in sanscrito, ch’i in cinese) rappresenta l’energia vitale che sottostà al metabolismo, alla sopravvivenza e all’espressione mentale, emotiva e spirituale dell’essere umano. In giapponese il kangi(ideogramma) Ki viene rappresentato come una pentola a pressione posta su un focolare; questa immagine restituisce il senso intrinseco e sottile dell’energia vitale vista dai giapponesi: un elemento invisibile ed al contempo preponderante, potente, pronto ad esplodere e rendersi motore dell’individuo e quindi della collettività.
Il ki quindi, risulta essere il soggetto della dinamicità della vita, una sorta di linfa vitale che sostiene e alimenta le nostre azioni quotidiane, da coltivare, ascoltare ed imparare a gestire.
Tecniche studiate:
• tecniche di respirazione e incremento dell’energia (kokyu, pranayama);
• tecniche di concentrazione (dharana);
• apertura dei centri sottili (tanden, chakra);
• controllo dei 5 sensi (pratyahara);
• meditazione (anjodaza).